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come fregare il cacciatore

martedì 6 aprile 2010

SOLE CHE SORGI,by Tullix


Non so adesso, ma negli anni cinquanta del secolo scorso, quando i ragazzini frequentavano la terza elementare, ricevevano in regalo l’astuccio dei compassi. Difficilmente prima di quell’età, sia perché in prima e in seconda non si studiava ancora la geometria, sia per evitare che qualcuno si facesse male con le punte.
Ricordo che l’astuccio che ricevetti era di similpelle verde scuro, chiuso su tre lati da una cerniera lampo in tinta e all’interno foderato di velluto di un tono più chiaro. Nelle apposite scanalature rilucevano nel loro ottone nichelato il balaustrone (con la rotella), il balaustrino e i vari accessori (prolunghe, portamine, pennini e punte).
Bisognava imparare a ruotare la mina di grafite, tagliata obliquamente, nella direzione giusta e a non premere troppo la punta su cui si faceva perno per non lasciare sulla carta buchi che avrebbero reso impreciso il cerchio da tracciare.
Dopo i cerchi si imparava a disegnare o meglio a costruire le figure geometriche piane e poi forme sempre più complesse come ellissi, parabole e iperboli e financo spirali, pur non sapendo ancora nulla di Fibonacci e di sezioni auree.
La figura più semplice da costruire era l’esagono: tracciato un cerchio si riportava sulla circonferenza con il compasso il raggio per sei volte e poi si congiungevano con delle rette i punti di intersezione.
La scoperta successiva era che, se invece di riportare solamente il raggio sulla circonferenza, si tracciava da ogni punto un arco di cerchio passante per il centro alla fine ci si ritrovava con una specie di fiore a sei petali. Puntando sulle metà degli archi si poteva passare a dodici petali e così via.
Il maestro-prete (stavo in un collegio di salesiani, ma non ricordo episodi di pedofilia) al quale mostrai con orgoglio la mia scoperta mi disse che si trattava di un motivo ornamentale buono per le femminucce e senza alcun significato; mi invitò anche a cercare di occuparmi di cose più serie.
E così feci per anni. Fino a quando mi imbattei nel cosiddetto “sole delle Alpi” o sole esamero assunto a simbolo padano per eccellenza e mi chiesi perché. Vincendo il disgusto indagai un po’ su internet (se siete di stomaco e polsi forti potrete scoprire cose che difficilmente riuscireste a immaginare: dal “libro” “Io, giovane padano” ai “Quaderni Padani”, questi ultimi probabilmente con le righe e i margini), ma le ragioni accampate mi sembrarono veramente pretestuose.
Credo piuttosto che le cose siano andate così: dovendo trovare un simbolo un po’ più facile da individuare e ricordare rispetto a quello di Alberto da Giussano - di cui peraltro è dubbia l’esistenza storica -  con lo spadone in mano e lo scudo crociato (spada nella destra e scudo nella sinistra o viceversa?) ed essendo già occupate croci celtiche, ruote della fortuna, pentacoli e svastiche varie, perché non ricorrere a una cosa che qualsiasi persona con il livello mentale di un ragazzino di otto anni sa disegnare? Si optò poi per la versione a sei petali rispetto a quella a dodici per sicurezza di conteggio.
Una ipotesi sicuramente messa in circolazione dai comunisti riferisce invece che il simbolo nacque casualmente durante una riunione in un’osteria della bassa padana:  quando per la scarsa fermezza di polso il vino colò dalla bottiglia e lasciò una macchia circolare sulla tovaglia, si cercò inutilmente di far coincidere gli appoggi successivi della bottiglia sul cerchio già fatto per ridurre i rimproveri dell’oste; ma niente, a ogni appoggio c’era uno scostamento di mezzo cerchio. Alla fine, tagliando via la parte esterna al cerchio originale rimase il “sole delle Alpi”.
Indicativo, comunque, che questa passione per i simboli “solari” stia almeno in Occidente tutta da una certa parte (svastica nazista, “Sole che sorgi libero e giocondo” fascista, “Cara al sol” franchista, “Sole padano” leghista: coincidenze?)





4 commenti:

stellarossa ha detto...

Sull'adesso la vedo nera,credo che i compassi siano al bando per ovvi motivi da un bel pezzo.Van di moda i coltelli,adesso.

Anonimo ha detto...

Effettivamente i compassi sono ormai tramontati (in compenso, sono sorti i Soli delle Alpi, appunto).

stellarossa ha detto...

ma senza i compassi, come li fate i cerchi ?aia temo sia una domanda pericolosa………….

Anonimo ha detto...

A mano. Con la colla. Con lo scotch. Triste verità, nessuno li usa.