c'è un intruso!

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come fregare il cacciatore

lunedì 24 gennaio 2011

Sul buon uso del termine 'puttana' (con appendice cinefila)


Quantunque il termine ufficiale neutro italiano sia 'prostituta', nel linguaggio colloquiale il sinonimo più comune a livello nazionale è certamente 'puttana', seguito in aree geografiche via via più ristrette, da troia o maiala (Toscana), zoccola, vacca, mignotta (Lazio), baldracca, bagascia (Liguria), sgualdrina, androcchia o 'ntrocchia (Campania), picia (Piemonte), buttana e tappinara (Sicilia), tralasciando tutte le parole allusive a situazioni (burdillara, battona) o a prestazioni particolari (sucaminchia, stutacannelle, bocchinara).
Mentre il termine 'prostituta' indica chi offre prestazioni sessuali dietro pagamento di un corrispettivo in denaro e deriva dal verbo latino prostituere (pro, "davanti" e statuere, "porre") che indicava la situazione di una persona (in genere schiava) che veniva messa in mostra per la vendita davanti alla bottega del suo padrone, più incerta appare l'origine di 'puttana': si va da putto (perché i rapporti mercenari provocavano spesso gravidanze) a putta (latino per 'ragazza') passato attraverso il francese antico putain (puzzolente).
Per evitare confusioni e approssimazioni credo sia utile distinguere le diverse accezioni del termine 'puttana':
  1. Chi vende temporaneamente una prestazione (attiva) o la disponibilità del proprio corpo (passiva) per scopi sessuali: cioè chi fa delle cose al corpo dell'utilizzatore o da questi se ne fa fare.
  2. Chi vende tale prestazione o disponibilità a più utilizzatori. La promiscuità fa estendere l'accezione anche in assenza di corrispettivo ("sei una puttana!", detto dal marito che scopre una relazione della moglie anche se è del tutto disinteressata).
  3. Chi effettua la prestazione o l'interazione sessuale con professionalità e perizia, partecipando attivamente e ricavandone manifesta soddisfazione.
  4. Chi nell'effettuazione della prestazione usa un linguaggio totalmente esplicito e spesso 'volgare'.
  5. In senso figurato esistono le locuzioni "andare a puttane" e "mandare a puttane" nel senso di andare in rovina o provocare l'insuccesso di un'idea o di un progetto, mentre "fare una puttanata" sta per combinare qualcosa di stupido o di sbagliato e "puttanaio" indica una condizione di confusione (come 'casino') ma viene anche usato in senso letterale come addensamento localizzato di puttane ("ad Arcore era un vero puttanaio").
  6. Un aspetto particolare è rappresentato dall'uso del termine come semplice interiezione impropria o come locuzione interiettiva ('puttana!', 'porca puttana', 'puttana la miseria'), un po' come l'uso di 'cazzo' senza nessuna connotazione sessuale ('cosa cazzo dici?', 'cazzo, me ne sono dimenticato!') (per chi vuole divertirsi rimando all'uso del termine 'putain' da parte dei parigini, ben documentato qui).
Al di là degli aspetti peccaminosi-religiosi (non va dimenticato che nell'antichità la prostituzione aveva un carattere sacrale-rituale, con le donne che offrivano il loro corpo come sacrificio alle divinità), la questione antropologico-morale che si pone di fronte al rapporto con una puttana è che tale rapporto è sempre un rapporto inautentico, anche quando esiste il massimo della lucidità da parte dei partecipanti: se è invalso l'uso dell'espressione apparentemente meno ipocrita "fare sesso" al posto della desueta "fare l'amore" (o "fare all'amore" che almeno alludeva a un "fare come"), nondimeno rimane il fatto che in tale rapporto viene "simulato", recitato, un rapporto di libera spontaneità, reciproca passione, intimo abbandono per tentare di coprire l'altrimenti irrimediabile squallore dell'uso dell'altro (anche se presunto reciproco). In una dialettica infernale il tentativo di ridurre l'altro a oggetto porta inevitabilmente anche il presunto soggetto all'oggettivazione, all'alienazione: che soddisfazione c'è a possedere un (finto) oggetto quando volevo raggiungere un altro soggetto?
La mia impressione è che comunque per il maschio italiano tipo che piace tanto a Berlusconi (e di cui lui è una perfetta espressione) l'unica accezione del termine 'puttana' considerata negativa sia quella della promiscuità se non da lui controllata: pagare per delle prestazioni non è così negativo se poi esime da altri tipi di obbligo (corteggiamento, attenzioni, gestione del "dopo"), se la partecipazione è attiva (o ben simulata) è più eccitante e anche un po' di volgarità gioca la sua parte. Una puttana sarebbe una fidanzata (ed eventualmente una moglie) perfetta se non ci fossero altri possibili utilizzatori/concorrenti (è su questo paradosso che è costruito il bellissimo Irma la dolce (Irma la Douce) di Billy Wilder, 1963), con buona pace di qualsiasi intellettualistico discorso sull'alienazione e l'autenticità.
Per quanto riguarda le ragazze implicate nei bunga-bunga berlusconiani va da sé che le quattro principali accezioni del termine 'puttana' siano del tutto applicabili (a parte la qualità delle capacità professionali su cui non è dato e non interessa sapere). Vale la pena però di fare una riflessione particolare sul termine 'mignotta' che in certi casi risulta più adeguato. Per 'mignotta' si intende una persona che vende il proprio corpo o la propria dignità in cambio non tanto di denaro, quanto di favori, oppure per entrare nelle grazie di qualcuno anche a discapito di altre persone. Il termine si fa derivare dal francese mignoter (carezzare) o mignon (favorito), oppure dall'annotazione matris ignotae, abbreviata in m. ignotae, apposta sui registi anagrafici per i neonati abbandonati, ai quali venivano anche posti al braccio braccialetti con la scritta filius m. ignotae da cui derivò il termine romanesco fijo de mignotta diventato poi in senso simbolico equivalente di figlio di puttana o figlio di buona donna (con un'accezione nettamente negativa nell'uso nelle regioni centrosettentrionali e più bonariamente positiva in quelle meridionali).
Non si adatta forse questa definizione alla persona così violentemente difesa dal nostro presdelcon nel suo intervento telefonico all'Infedele di lunedì 24 gennaio (persona di madre lingua inglese, tanto che mai praticherebbe una fellatio al posto di un blowjob)?
Mentre alla signora S'anchanté (da leggere alla francese, nel senso di persona dalla forte autostima) si adatterebbe forse un termine siciliano vagamente misterioso che mi ha sempre affascinato: tappinara. Mia madre lo usava quando il termine buttana pareva troppo elegante. Credo che derivi dalla parola tappina, ciabatta: tappinara era quindi colei che esercitava in casa, senza bisogno di tacchi a spillo e possibilmente con le calze mezzo arrotolate e la sottoveste adeguatamente sbrindellata.

PS. L'appendice cinefila è rimandata a domani

7 commenti:

Sleeper ha detto...

Interessantissimo excursus dei termini con esempi più calzanti di quelli da vocabolario:)
Complimenti!

Anonimo ha detto...

Complimenti! Ho imparato molto sulle parole mignotta e tappinara.
Girolamo De Vincentiis

Zio Scriba ha detto...

Davvero delizioso film, Irma la dolce.

Fantastico il tuo approfondimento. Non conoscevo i termini picia e tappinara, giustamente rifilato a colei che io chiamo San Purscé, una cima d'intellettuale secondo cui la Casa Bianca si troverebbe a New York...
Bellissima e interessante, poi, la spiegazione della differenza tra puttane e mignotte. Io ho sempre avuto gran rispetto per le prime e disprezzo per le seconde.
Le prime (quando non ci troviamo di fronte a sfruttamento violento e ingannevole, tratta delle bambine ecc) possono anche essere delle oneste professioniste. Il sottotitolo del mio Gigolo per cliente unica dice, provocatoriamente "Elogio della bisessualità e della prostituzione".
Mi fanno invece semplicemente schifo queste escrementizie mignottelle, queste sciacquette senza qualità che vanno coi potenti sperando di ottenerne raccomandazioni carrieristiche, televisive o più o meno artistiche, incitate a farlo da genitori di merda che più di merda non si potrebbe.
Giusto distinguere, per non passare, di questi tempi, per moralisti religiosi.
Spesso dietro una puttana c'è una terribile storia da raccontare.
Dietro una stronza mignottella, solo furbizia ambiziosetta, miseria mentale e sentimentale, vacuità.
Chi ti dice subito una tariffa è di sicuro (qualsiasi altra cosa si pensi di lei e di chi ci va) una persona onesta.
La vera troia, come dico in un mio racconto, è invece quella che sa sposarsi "BENE", cioè si comporta da mignotta ma una volta sola, a colpo sicuro, per ricavarne vita natural durante sicurezza, ricchezza, rispettabilità sociale (presunta) e mille altri privilegi: è in fondo la più mignotta di tutte, eppure è una Signora secondo le regole del conformismo ipocrita.
Un gradino sotto questa troia, le mignottelle di Arcore.
Molti altri gradini più sotto, chi ben sappiamo...

Grande Tullix, bravo!

stellarossa ha detto...

(persona di madre lingua inglese, tanto che mai praticherebbe una fellatio al posto di un blowjob)

grande! Mi sono fatta una delle mie risate spaventevoli..

Si ma domani voglio il resto…,ok,stampo anche te.

stellarossa ha detto...

Tappinara è meraviglioso ...

A knitting bear ha detto...

Mai avuto niente contro le puttane o come altro le vogliamo chiamare, finché fanno il loro mestiere. Il problema è che alcune di loro, grazie a questo sistema, dal ravattare nelle cerniere finiscono dritte nella stanza dei bottoni.

Blog Surfer ha detto...

ahahah..

in verita' non scopriamo niente di nuovo. Silvio sta solo cercando di esportare in tutto il mondo il suo modello di Gestione aziendale.