c'è un intruso!

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come fregare il cacciatore

venerdì 7 ottobre 2011

I SOGNI E GLI INCUBI. Perché Steve Jobs è stato un geniale e rivoluzionario capitalista mentre Berlusconi rimarrà un miserabile porco padrone



Il mio primo computer Macintosh è stato un Performa 5400 all-in-one nero acquistato nella primavera del 1997. La motivazione che mi ero data per giustificare l'acquisto era stata la necessità di schedare gli oltre 5.000 film in videocassetta che si erano accumulati in pochi anni e che superavano oramai le possibilità di gestione mnemonica e i 10.000 e passa libri (per non parlare di riviste, fumetti, dischi e cd) acquisiti in oltre un trentennio.
Avevo scelto un Mac invece di un PC "compatibile" con Windows 95 dopo averli confrontati accuratamente, perché il sistema operativo della Apple mi sembrava bellissimo con la scrivania, il cestino, le cartelle, le finestre e tutto il resto e facilissimo da usare. Ed era così almeno dal 1984, all'epoca del mitico spot di Ridley Scott (quello con la ragazza bionda che infrange lo schermo di un orwelliano Grande Fratello IBM). Anche Windows 95 era facile da usare, ma perché era indubbiamente copiato, almeno esteriormente: certo, l'originale costava di più, ma funzionava anche molto meglio.
E' poi finita che invece di usare il Mac per gestire le collezioni ho cominciato a collezionare riviste macchiste in tutte le lingue, libri su Apple e sui programmi e migliaia di software. E computer nuovi e storici e accessori di tutti i tipi.
Di Steve Jobs all'inizio sapevo abbastanza poco, il CEO di Apple nel 1997 era Gil Amelio e le cose nella società andavano abbastanza male: il mercato già di nicchia si stringeva sempre più, c'erano in circolazione troppi modelli (cari) e il sistema operativo stava invecchiando. Qualcuno parlava addirittura di passare a Windows. Jobs era stato cacciato dalla Apple nel 1985 e richiamato da Amelio alla fine del 1996 per poter utilizzare il sistema operativo NeXT STEP (derivato da Unix e che sarà alla base dell'attuale OS X).
Nel 1998 viene presentato l'iMac, un all-in-one tondeggiante in plastica colorata (prima Bondi Blue, dal colore del mare di una spiaggia australiana per surfisti, nessun riferimento al pallido e molliccio ex-ministro; poi in 5 "gusti" più altri cinque, e anche a fiori e a macchie di dalmata). Fino ad allora i computer (con l'eccezione di qualche nero) erano tutti di un uniforme e tristissimo beige: non c'era nessun motivo tecnico perché non potessero essere colorati, ma nessuno aveva osato farlo o probabilmente non ci aveva neanche pensato.
Ecco, la genialità di Jobs stava sostanzialmente in questo e su questo ha sicuramente influito la controcultura californiana degli anni sessanta e il buddismo zen: pensare le cose esistenti in modo differente e differentemente, ineditamente organizzarle, fuori dai conformismi e dalle omologazioni. Jobs è stato paragonato in molti commenti a Leonardo, ma secondo me non è questo il punto. In effetti non ha inventato niente che non esistesse già (la mente inventiva all'inizio della Apple era l'altro Steve, Wozniak): l'interfaccia grafica, il mouse, le finestre erano state sviluppate allo Xerox Park di Palo Alto, poi l'iPod non è in fondo che una rivisitazione del walkman, l'iPhone uno sviluppo dei palmari e degli smartphone, l'iPad un'evoluzione dei lettori di e-book più il touch, l'iCloud esiste da anni. Sì, ma ottimizzati, semplificati, "performanti", e resi accessibili a tutti e capaci di cambiare la vita di tutti. L'innovazione e la visionarietà sono questo: spingere le cose esistenti più in là, farle interagire in maniera nuova e rendere concreta questa evoluzione.
Se poi da questo si guadagnano un mucchio di soldi fa parte della concretezza del rendere possibile: l'importante è che la dialettica sogno-profitto non venga ammazzata a favore di quest'ultimo, come è accaduto per esempio con l'automobile, passata da strumento di libertà di movimento a feticcio autoreferenziale.
Ho sempre pensato che i soldi "o si ereditano o si sposano o si rubano", considerando come furto quello supremo costituito dal plusvalore, dallo scambio ineguale e dalle rendite. Con il lavoro evidentemente non è possibile arricchirsi in quanto la remunerazione serve a ricostituire il valore socialmente determinato della forza lavoro consumata. Di tanto in tanto però ci sono anche i guadagni che derivano dall'utilizzo di nuove risorse o dall'uso innovativo di risorse diversamente utilizzate . E' il cosiddetto sviluppo delle forze produttive al quale anche Marx riconosceva merito, è il ruolo "rivoluzionario" del capitalismo. Questo non significa distinguere tra capitalisti "cattivi" e capitalisti "buoni" (parafrasando, probabilmente "l'unico capitalista buono è il capitalista morto"), ma siccome pare che saranno necessari ancora per un po', meglio apprezzare quelli che le cose le cambiano davvero, quelli che perseguono un sogno, quelli che seguono la direttiva "stay hungry, stay foolish".

Qual è la differenza con Berlusconi? Che è diventato un tycoon (come ama definirsi) basandosi non sui sogni e sui progetti di evoluzione ma sulle paure, sul bisogno più retrivo di sicurezza, sulla necessità di omologazione tranquillizzante, sulla apparente riposante serenità del piuttosto che "pensare differente" non pensare affatto o (che è lo stesso) pensare pensieri omogeneizzati e precotti.
Consideriamo solamente due aspetti della sua "carriera": l'attività di costruttore e lo sviluppo della rete Mediaset (indipendentemente dai risvolti mafiosi e penali).
Con Milano 2 e il resto ha utilizzato uno degli aspetti più visceralmente beceri del carattere (particolarmente) italiano: la certezza della casa in proprietà, per la quale si è disposti a sacrifici molto pluriennali. Ma visto che prima o poi si muore che senso ha indebitarsi per tanti anni per cifre alla fine superiori a quelle di un affitto? Certo c'è il "patrimonio" da trasmettere ai figli per far funzionare "l'ascensore sociale", ma non sarebbe meglio operare per ottenere affitti più adeguati al reddito e che faciliterebbero la mobilità?
Quanto a Mediaset, non c'era nessun bisogno evolutivo di scimmiottare le televisioni americane: a parte il disastro estetico e psicologico delle intromissioni pubblicitarie, la necessità di audience a tutti i costi ha portato all'imbarbarimento dei programmi e alla "tamarrizzazione" dei contenuti, peraltro funzionale al controllo sociale (come dimenticare "Corri a casa in tutta fretta, c'è il biscione che t'aspetta"?). Per non parlare del ruolo riservato alle donne e dei "modelli" offerti alle nuove generazioni.

Bella differenza, eh?

... one more thing

E' vero che la tecnologia non è di destra né di sinistra, ma fa un po' senso da una parte sentire Gasparri e Ombretta Colli sperticarsi in lodi su Steve Jobs e dall'altra sapere che ad esempio giornalisti spregevoli come Filippo Facci (quello con le mèches) usino un Mac per scrivere la loro merda. Proporrei che, in segno di rispetto per l'immenso Steve Jobs, i dispositivi creati da lui smettessero di funzionare quando adoperati da piccoli, inadeguati omuncoli...