c'è un intruso!

c'è un intruso!
come fregare il cacciatore

martedì 29 marzo 2011

CIAO, GIOVANNI

Giovanni se ne è andato ieri, quasi in punta di piedi, a 71 anni.
Giovanni era il vicino di casa di Stellarossa e di suo marito nella casa di cui ho parlato nei giorni scorsi. Amava quella casa e quel terreno su cui raccontava di aver giocato da bambino (la "casa alta" la chiamava, perché a differenza delle altre della zona era disposta su tre piani) e se ne prendeva cura praticamente da sempre, con quell'affetto burbero e terroso di cui era capace. Curava la piccola vigna, potava le piante, tagliava le canne, si occupava della manutenzione (una tegola da sistemare, un muretto da tirar su, il posto giusto per piantare un albero, il momento per fare le cose), controllava che tutto funzionasse senza problemi in tutte le stagioni, ci fossero o no i proprietari.
Durante la bella stagione, quando la casa era abitata, passava al mattino presto e lasciava sul tavolo del porticato qualche piccola testimonianza, fosse un ciuffo di basilico o alcuni pomidoro "di quelli buoni" o qualche uovo della sua amata gallinella. Durante l'inverno controllava, da benigno genius loci, che il gelo, l'acqua e la neve non provocassero danni.
Non era un uomo di cultura, Giovanni, non leggeva libri e guardava alla televisione programmi su cui è meglio sorvolare, ma non per questo si esimeva dal dire la sua su tutti gli argomenti che la voglia di chiacchierare gli faceva trovare, specialmente con noi, cittadini improbabili, che trattava bonariamente, un po' come ragazzi che avevano ancora così tanto da imparare. E di cose da insegnare, oh, se ne aveva: come tenere le forbici per potare, come impugnare una zappa, quando seminare e quando raccogliere, quali i posti giusti per questa pianta o quei fiori. E lo scuotere di testa e i borbottii quando Stellarossa (che chiamava "cittadina" o "ragazza", secondo le occasioni) voleva fare di testa sua, anche se poi aveva ragione lei.
Giovanni viveva da solo, a fianco di un fratello con cui non parlava da anni per una di quelle terribili inimicizie legate a spartizioni di eredità e terreni. Non si era voluto sposare, non so se per scelta di non avere estranei che girano per casa o se per mancanza di occasioni e passare del tempo, ma non sembra che la cosa gli pesasse più di tanto, impegnato com'era a lavorare dall'alba al tramonto, poi farsi cena, un po' di televisione e sonno.
Dire "viveva da solo" non è molto preciso: oltre alla gallinella e ad alcuni conigli, aveva due cani, Clinton e Chicco, non più giovanissimi e dall'albero genealogico fortemente indeterminato. Questi cani si erano affezionati totalmente sin dall'inizio agli abitanti della "casa alta", tanto da passare lì la notte e quasi tutto il giorno, coccolati, nutriti e partecipanti a interminabili tornei di tiro alla palletta con intercettazione al volo e riporto dubitoso. Nelle ferie che ho trascorso ospite negli ultimi anni, le regole d'ingaggio comprendevano anche almeno tre passeggiate al giorno in branco, io, loro due, Theo e Zazie, peraltro molto corteggiata dai tre.
Durante la cattiva stagione, Clinton e Chicco tornavano a risiedere stabilmente a casa di Giovanni. Ora che lui non c'è più, bisognerà trovare una sistemazione per loro, che non riuscirebbero a vivere in appartamento e non potrebbero mai essere separati. C'è ancora un po' di tempo, ma è una tristezza in più. Insieme alla tristezza per la consapevolezza dell'inutile spreco di conoscenze, di umanità, di vita, di relazioni anche discontinue e "leggere" che la morte di ognuno sempre è.
Ciao Giovanni, che la terra che hai tanto amato e faticato ti sia davvero benigna e lieve.

domenica 20 marzo 2011

oh cazzo un'altra guerra

Non sarebbe stato più giusto arrestare in quanto ASSASSINO Gheddafi dopo la prima tonnellata di morti? No, senno' che divertimento c'è? Arriva il tempo tanto atteso di tirare fuori le pedine del risiko, i maschietti se non giocano a "bum, sdra, muori bastardo, tatatatatrrr, oh minchia era una donna, era un bambino, un'intera famiglia… ma ABBIAMO UNA MISSIONE DA COMPIERE PERBACCO", è come non avessero il cazzo. MALEDETTI EUNUCHI, MALEDETTI UOMINI DI MERDA, non ce lo avete il cazzo, fatevene una ragione, stronzi, avete bisogno delle prolunghe, scemi di merda.
Una massaia avrebbe fatto meglio di sicuro e che nessuno osi denigrare le donne massaie, perché intanto sono quelle che vi allevano, che vi fanno mangiare, che vi curano quando avete i vostri mortali raffreddori e che vi lavano mutande e calzini, le vere bombe letali, senza battere ciglio, hanno buon senso di sicuro loro. Bravi fate la guerra, tanto costa solo qualche miliardo, soldi che abbiamo in abbondanza, vero? Il primo eroe che arriva avvolto in bandiera lo spernacchio.
Che schifo che fate, che ripugnanza...

venerdì 18 marzo 2011

I cantanti e la canzone

La locandina riprodotta qui a fianco è quella del film Il coraggio e la sfida (The Singer Not the Song, Gran Bretagna, 1960) di Roy Ward Baker con Dirk Bogarde (Anacleto - Valentino nella versione italiana), John Mills (Padre King) e Mylène Demongeot. La trama è questa:
Padre King è stato inviato in un villaggio messicano terrorizzato dalla presenza del bandito Valentino. Grazie al suo coraggio gli abitanti trovano la forza per cacciarlo. Valentino, saputo che una donna si è innamorata di King, sparge calunnie per renderlo inviso alla popolazione. Raggiunto dalla polizia viene ferito a morte. Cadrà anche padre King che ha voluto assicurare i sacramenti al rivale.
Si tratta di un western anomalo, poco conosciuto e trascurato dalla critica per anni, in cui non conta tanto l'azione quanto i rapporti tra i personaggi: il prete (quasi) integerrimo, il cattivo (sempre vestito di nero) con un barlume di umanità e la ragazza innamorata del prete. Per quanto riguarda il cattivo, poi, è interessante il sentimento di odio-amore che prova nei confronti del prete: odio per la fede e la Chiesa e ammirazione - e forse amore, il risvolto omosessuale è lasciato nell'ambiguità - per la sua persona, il suo coraggio e la sua dirittura morale. E' questa contraddizione che esprime il titolo originale del film: il cantante, non la canzone. Nel senso che il cattivo detesta la canzone ma non può fare a meno di apprezzare il cantante. Contemporaneamente il prete cede momentaneamente all'attrazione della ragazza e si rivela nella sua umana debolezza un cattivo cantante, ma è tanto convinto della bontà della canzone da sacrificare la sua vita per far recitare al suo rivale l'atto di dolore. Bella dialettica, non è vero?
E' a questo titolo originale che ho pensato oggi leggendo un po' di post e di commenti sui 150 anni dell'unità d'Italia.
Premetto che non mi sono sentito mai particolarmente patriottico (se non quando facevo la raccolta delle figurine sul Risorgimento ai tempi delle elementari, più di mezzo secolo fa), che negli anni '60 mi piaceva Franco Nebbia che cantava l'inno nazionale sull'aria di "Sapore di sale" (e viceversa: provate, funziona), che nel '68 apprezzavo lo slogan "Il proletariato non ha nazione / internazionalismo, rivoluzione" e che le uniche cose "nazionali" che non consideravo con sospetto erano le sigarette senza filtro (quelle col pacchetto grigiolino con la "n" blu: per le Gauloises e le Gitanes non avevo né il fisico né i soldi).
Premetto anche che non posso fare a meno di considerare questo Paese infestato da delinquenti, corrotti, corruttori di persone e di valori, concussi, concussori, mafiosi, cialtroni, pennivendoli, ignoranti, furbastri e furbetti, leccaculo, lacché, veline, mignotte, utilizzatori finali, prosseneti, venduti, imbroglioni, voltagabbana, figli-nipoti-cugini-cognati di, familisti amorali, sfruttatori, grassatori, tagliagole, costruttori, palazzinari, cementificatori, inquinatori e adulteratori di ogni tipo, affaristi, speculatori, supponenti, leghisti, fascisti assortiti, maschilisti, violentatori, picchiatori di donne, ipocriti, vigliacchi, fancazzisti, avvocaticchi, commercialisti asserviti, assicuratori truffaldini, spettatori di reality, divertitori coatti, adoratori di leader, carisma-dipendenti, competitori, cocainomani, mammoni, indossatori di griffe, religiosi, manipolatori e manipolati, rassegnati, vinti, tifosi, percettori di rendite, satanisti, criccaroli e piennisti (P2, P3, P4... ), salvatori e salvati dal comunismo.
Però poi vedo cortei di studenti, manifestazioni di donne in difesa della loro dignità, mobilitazioni per la Costituzione, tranquille casalinghe che raccolgono di loro iniziativa firme nei supermercati, non rassegnati che inventano slogan e preparano cartelli, insospettabili che appena gli offri l'occasione sbottano in invettive feroci e dignitosissime, persone mitissime che si stanno caricando di rabbia, gente dalla faccia pulita che non ne può proprio più. Poi vedo gente che applaude Napolitano per quello che rappresenta (e per quello che è) e fischia a Berlusconi per quello che è (e per quello che rappresenta).
Allora provo a pensare che magari, cambiati i cantanti, la canzone può anche essere non tanto male, che magari si può persino imparare a esserne un po' orgogliosi. Altrimenti perché incazzarsi così a sentire tante stonature?
(Certo mi piacerebbe di più cantare subito "Compagni d'Italia", ma se si fa un po' di pulizia in famiglia, chissà...)
E così, ma sì, nonostante tutto:

VIVA L'ITALIA !

domenica 13 marzo 2011

La vendetta dello scialle perduto

Praga, Quartiere ebraico, Sinagoga Staronova, XVI secolo

Rabbi Jehuda Loew ben Bezalel raggiunse faticosamente la soffitta della sinagoga, aprì uno dei vecchi bauli che la ingombravano insieme ad antichi golem inanimati e vi depose una scatola in rame dal coperchio sigillato con ceralacca gialla. Richiuse a chiave il baule e prima di ridiscendere rivolse una preghiera all'Altissimo affinché la scatola non venisse mai aperta da nessuno. Sapeva di non avere il potere di distruggerla ma sapeva anche che se fosse caduta nelle mani sbagliate le conseguenze avrebbero potuto essere devastanti: quei gomitoli di seta e mohair, dall'aria così morbida e innocente, nascondevano una forza così... così maligna e perversa che era meglio venissero dimenticati per sempre.

Torino, Italia, 12 marzo 2011

Stellarossa riprese in mano lo scialletto che aveva tinto con il nescafè scaduto che gli aveva conferito un così bel color tortora. Aveva utilizzato i sette gomitoli che aveva ricevuto da sua madre tanti anni prima e di cui non era mai riuscita a conoscere la provenienza precisa: la madre era sempre rimasta sul vago e, anzi, le era sembrato che avesse tutte le volte cambiato bruscamente discorso. Era abbastanza soddisfatta della riuscita dello scialle e l'idea della coloritura aveva funzionato benissimo: cos'era allora quel sottile tormento che la spingeva a girarlo e a rigirarlo tra le mani? E perché i gatti, nonostante la morbidezza del tessuto, non erano mai andati ad appallottolarvisi sopra e anzi giravano ben alla larga? Scosse la testa, appoggiò su un piano lo scialle e si accese una sigaretta, dando distrattamente un'occhiata all'orologio. Era appena passata mezzanotte: spense la sigaretta, afferrò una biro e un foglio di carta e, quasi come in trance, ridisegnò completamente lo scialle, mentre una luce fredda si diffondeva dai suoi occhi.

Arcore, Italia, Villa San Martino, 1 aprile 2011

Il pacco aveva passato tutti i controlli e le verifiche della Sicurezza privata e risultava totalmente innocuo. Mancava un mittente individuale, ma la provenienza era sicura: la bolla d'accompagnamento era intestata ACME ltd, Death Valley, California, USA e, dopo un consulto tra i ministri dell'Istruzione e della Cultura, era risultato che ACME stava per A Company Making Everything, una società che produce qualsiasi cosa. Il pacco conteneva, accuratamente ripiegato, un manufatto tessile artigianale in seta e mohair di color tortora finemente rifinito e un foglio di istruzioni. Una volta dispiegato, il manufatto si presentava come uno scialle a forma di triangolo isoscele ottusangolo rovesciato, agli angoli della cui base erano connessi, senza soluzione di continuità, due altri triangoli isosceli acutangoli. Dalle tre estremità si dipartivano tre I-cord che terminavano in un anello. Ma ciò che colpiva di più era la scritta riportata in punto riso doppio in corrispondenza del vertice del triangolo maggiore: S E X.
Secondo il foglio di istruzioni SEX stava per un ricorsivo Sex EXtreme e si riferiva a una particolare tecnica di amplificazione della portata e dell'intensità dell'orgasmo nota come "asfissia erotica" o breath control e consistente in un'apnea indotta (o autoindotta) capace di provocare panico e il rilascio di endorfine e di ridurre l'ossigenazione al cervello. Le istruzioni spiegavano poi dettagliatamente il corretto utilizzo dello strumento, sottolineando in particolare le possibilità di uso maschile o femminile. In caratteri più piccoli veniva poi illustrato lo speciale Bonus double feature, praticabile solo da utenti esperti.
SB era ansioso di provare il nuovo giocattolo e di esplorarne tutte le possibilità. Ringraziò mentalmente l'ignoto e raffinato autore del regalo e fece un paio di telefonate da un telefono criptato. Con i controlli della stampa di sinistra e delle maledette toghe rosse organizzare due o tre ciulatine era diventato dannatamente complicato.

Arcore, Italia, Cripta del Mausoleo, 3 aprile 2011

La sala del bunga-bunga era oramai divenuta inutilizzabile per l'eccessivo rischio intercettazioni, così SB era dovuto ricorrere al Mausoleo in stile assiro-milanese che si era fatto costruire su progetto di Pietro Cascella nel giardino, un posto nel quale era stato a suo tempo maleducatamente rifiutato da un'ingrato Montanelli con un "Domine, non sum dignus". La segretezza dell'accesso era garantita da una rete di gallerie che portavano anche a Shamballa e ad Agarthi, utile per improvvise sparizioni. Aveva così convocato la "fedele" Nicole con la quale si era riconciliato dopo lo spiacevole episodio del "culo flaccido" e si apprestava a sperimentare le meraviglie dello scialle misterioso usando come base d'appoggio il coperchio del sarcofago nel quale in un futuro lontano sarebbe stato deposto il suo corpo ibernato, in attesa di resurrezione.
Iniziò con la modalità male: seguendo le istruzioni si avvolse lo scialle attorno al collo e fece passare i due anelli degli I-cord laterali oltre il glande, procedendo poi alla penetrazione. In effetti, modulando la spinta pelvica, la pressione attorno al collo aumentava o diminuiva, potenziando e prolungando la sensazione di piacere.
Fu poi la volta della modalità female: questa volta lo scialle fu avvolto attorno al collo di Nicole, mentre gli anelli vennero posizionati allo stesso modo della modalità male; aumentando la potenza della spinta e la pressione sul collo di lei aumentava anche la pressione delle pareti vaginali.
Instancabile e convinto di essersi impossessato oramai dei segreti dell'attrezzo volle ancora provare la modalità double feature: questa era uguale alla modalità female con in più l'utilizzo del terzo I-cord, avvolto prima attorno al suo collo e con l'anello posizionato come gli altri due. In questo modo la punta dello scialle non stava più dietro le spalle di lei ma davanti, con la scritta SEX in bella evidenza. In effetti così le sensazioni si sommavano e si amplificavano, ma mentre entrambi ansimavano e urlavano di piacere si accorse che la S della scritta SEX si stava lentamente disfacendo: il terzo I-cord era evidentemente connesso alla lettera e la tensione aveva provocato lo sfilamento.
Quando si rese conto che oramai la scritta era diventata EX fu troppo tardi: lo scialle e le sue appendici stringevano sempre di più, indipendentemente dal movimento. Le prime a esplodere sotto la pressione furono le labbra di Nicole, seguite dalle tette. Coperto di silicone e di gocce di sangue dallo strano aspetto di stella, non riuscì neppure a sibilare "cribbio", mentre il coperchio del sarcofago si apriva e si richiudeva sui loro corpi.

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Nota bibliografica
  • Su Praga e il Golem (creatura d'argilla, animata scrivendole sulla fronte la parola "verità" - in ebraico emet - e ridotta in condizione inanimata cancellando la prima lettera della parola, che diventava met - "morte") si possono vedere, tra le altre, le opere: Praga magica di Angelo Maria Ripellino, Einaudi, 2005 e Il golem di Gustav Meyrink, Bompiani, 2000, oltre al film di Paul Wegener, Il Golem - Come venne al mondo (Der Golem: Wie er in die Welt kam, 1920), da cui è tratto il fotogramma in alto.
  • Sul color tortora v. http://www.colourlovers.com/color/5E5350/tortora
  • Maggiori informazioni sulla ditta ACME, fornitrice dei personaggi dei Looney Tunes della Warner Bros, sono riportate nell'indispensabile Il catalogo ACME, di Charles Carney e Scott Grass, Panini, 2010.
  • Sui punti della maglia è disponibile Enciclopedia della maglia. Oltre 300 punti spiegati passo dopo passo di Mary Webb, Giunti Demetra, 2010.
  • Sulle tecniche di breath control e in generale sul sesso estremo si possono consultare Sesso estremo. Pratiche senza limite nell'era cyber, 1995 e Sesso estremo vol. 2, 1996 di William Cooper, editi da Castelvecchi ma entrambi fuori catalogo. E' prevista per il 2011 l'uscita presso Aliberti Castelvecchi di Sesso estremo. L'edizione definitiva (il libro è adatto solo a un pubblico maturo e scarsamente impressionabile).
  • Sul Mausoleo di Arcore, oltre ad alcuni rari video riportati da YouTube, cfr. Marco Travaglio, Montanelli e il cavaliere. Storia di un grande e di un piccolo uomo, Garzanti, 2010.
  • Su Shamballa e Agarthi "informazioni" sono riportate in Il re del mondo di René Guénon, Adelphi, 1977 e in Da Atlantide a Shamballah di Alec MacEllan, Piemme, 2001 (solo se non vi scappa da ridere).
  • Per le protesi al silicone e la mastoplastica additiva cfr. Joseph C. Segen, Dizionario di medicina moderna, McGraw-Hill, 2006.



venerdì 11 marzo 2011

Cane che dorme


che dormiva... Irresistibile Theo, e io non sono riuscita a resistere davanti a questo svacco totale, beato lui!

mercoledì 9 marzo 2011

Tema del traditore (doppio) e dell'eroe



Magic Mirror on the Wall,
Who is the cleverest one of all?

Giuliano Ferrara odia visceralmente (ed è uno che di viscere se ne intende) Umberto Eco. Quando lo ha sentito dire nel corso del suo intervento ("Siamo governati da uno schizofrenico") al Palasharp di Milano il 5 febbraio scorso che lui va a dormire tardi sì, ma perché legge Kant, deve essergli venuto un travaso di bile e avrà rimuginato un bel po' per trovare qualcosa di sottilmente ironico e molto intelligente all'altezza della propria autostima (che comunque non è che debba necessariamente andare un tanto al chilo).
Pensa che ti ripensa, si è procurato una copia degli Scritti politici di Kant (Utet, 2010, pp. 689, € 14,90) e con un'incredibile botta di fortuna si è imbattuto nelle prime pagine (se controllate una foto della manifestazione degli smutandati del 12 febbraio potrete notare come il libro non sia stato sfogliato oltre il primo o il secondo sedicesimo) nell'Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico da cui è tratta la frase:"Da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo non si può ricavare nulla di perfettamente dritto". Da qui la giustificazione dei comportamenti intimi e quindi l'assoluzione di Berlusconi.
Gustavo Zagrebelsky (peraltro anche lui odiatissimo dal nostro molto intelligente, anche - come per Eco - per ragioni bibliografiche: di Ferrara in commercio c'è solo un libro del 2005, pubblicato da Solfanelli) ha fatto notare che la filosofia di Kant è leggermente più complessa e che a voler fare il gioco delle citazioni ci si può imbattere anche in frasi più categoriche tipo quella relativa alla legge morale in Critica della ragione pratica ("Agisci in modo da considerare l'umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo", con buona pace degli "utilizzatori finali" e di tutti i "padroni" o "datori di lavoro", ma questo è un altro discorso).


Ma da cosa derivano il livore, la perfidia e la disonestà intellettuale di Ferrara? Se andiamo a scorrere la sua biografia vediamo che è figlio di Maurizio Ferrara, senatore comunista e direttore de l'Unità dal 1966 al 1970 e di Marcella de Francesco, partigiana gappista e poi a lungo segretaria particolare di Togliatti, che non si è laureato pur avendo partecipato da universitario al '68, che è stato "responsabile fabbriche" del PCI a Torino dal 1973 e poi capogruppo del partito a fianco di Piero Fassino e che ha abbandonato il PCI nel 1983 per protesta contro la decisione del partito di non dedicare un concerto alle vittime del massacro di Sabra e Shatila (da 450 a 3500 palestinesi trucidati dal 16 al 18 ottobre 1982 dalle milizie cristiane libanesi in un'area controllata dall'esercito israeliano).
Dopo quella data c'è stato un progressivo (anzi regressivo) spostamento a destra, compresa una fase (secondo quanto da lui dichiarato) di collaborazione con la CIA (alla quale riferiva sul PSI craxiano di cui faceva parte).
Allora, da una parte il peso di una "tradizione" di famiglia particolarmente impegnativa e dall'altra la consapevolezza di contare molto poco nel partito per merito proprio o meglio per presunto merito non riconosciuto (la stessa cosa è capitata a Renzo Foa, poveri genitori). Questo secondo aspetto lo accomuna ad altri "convertiti" tipo Lucio Colletti, Ferdinando Adornato e Fabrizio Cicchitto che dietro contorsionismi intellettuali ed esacerbazioni morali nascondono banali volontà di potere dettate da maturazioni personali bloccate da un'autostima sconfinata nel narcisismo (per Cicchitto fino all'iscrizione alla P2, tessera 2232, lui che si riempiva la bocca di soviet e scriveva articoli densi di fuoco rivoluzionario su "L'Astrolabio" di Ferruccio Parri).
Ferrara, tra un Edipo non risolto e il mancato riconoscimento del suo "valore", non aveva altra scelta che la via del "traditore" romantico e contraddittorio (lui stesso, a proposito della sua collaborazione con la CIA ha parlato di "brivido della trasgressione", di "perdita di verginità"), un "eroe" sfaccettato e controverso, quindi un buon personaggio narrativo non lineare.
Capita però che il "traditore" si porti dietro la stigmata, il sospetto di tradimento: "se è stato capace di tradire una volta, chi ci dice che non lo faccia di nuovo?" Che fare allora, oltre a mostrarsi sempre più zelante difensore, sempre più stimolatore ("voglio il Berlusconi libertario"), sempre più "consigliori"? E' qui che può venirgli in aiuto la grande letteratura.

Nel racconto "Tema del traditore e dell'eroe" (contenuto in Finzioni, Adelphi, 2003 oppure Einaudi, 2005 con traduzione di Franco Lucentini) Jorge Luis Borges racconta dell'indagine che Ryan Kilpatrick effettua sulla morte del proprio bisnonno Fergus Kilpatrick, glorioso capitano dei cospiratori irlandesi del primo '800, ucciso in circostanze misteriose e la cui morte incitò il popolo che lo adorava alla rivolta. In realtà Kilpatrick aveva incaricato il cospiratore Nolan di scoprire il traditore che si nascondeva nel consiglio della rivoluzione e rallentava la rivolta a Dublino e Nolan scoprì che il traditore era proprio chi gli aveva dato l'incarico. Fergus venne condannato a morte dai suoi compagni e firmò da sé la sentenza ma ottenne che fosse eseguita in modo tale da favorire la causa e non deludere il popolo, collaborando alla messa in scena di Nolan, ispirata ai drammi di Shakespeare, che mentre gli toglieva la vita lo redimeva dalla colpa. Il bisnipote Ryan sospetta che le imitazioni di Shakespeare, poco felici, siano state inserite con l'intenzione di mettere qualcuno sull'avviso perché scoprisse e raccontasse la verità, ma - dubitando di far parte anche lui della trama - pubblica un libro in memoria dell'eroe senza dire che era stato anche un traditore. Borges conclude che forse però anche questo era stato previsto.

(Dal racconto di Borges Bernardo Bertolucci ha ricavato nel 1970 il film La strategia del ragno con Giulio Brogi e Alida Valli, spostando l'azione nella bassa padana durante il fascismo e nella contemporaneità e sostituendo il rapporto padre-figlio - interpretati dallo stesso attore - all'originale avo-pronipote, con interessanti risvolti surreali e psicoanalitici.)

Tornando a Ferrara, il racconto di Borges potrebbe essergli utile per risolvere definitivamente una serie di problemi che non possono essere procrastinati all'infinito: già la natura non gli è stata clemente, il tempo passa inesorabilmente e la prospettiva di invecchiare accanto a una virago tipo Anselma Dell'Olio deve essere di quelle da non augurare ai propri peggiori nemici; anche con la sua opera di supporto (o forse proprio per quello) Berlusconi probabilmente non ne avrà per molto e gli odiati Eco e Zagrebelsky continueranno a invadere le librerie con le loro opere.
Se Ferrara, magari con l'aiuto di Cicchitto che ha la giusta faccetta da carogna per il compito, facesse finta di voler tradire Berlusconi a favore della sinistra e si facesse giustiziare da Gasparri (che tanto non riuscirà mai a capire quello che sta succedendo) facendo però cadere la colpa su Eco (lasciando sul luogo del delitto ad esempio una copia de Il nome della rosa con sospette ombre scure agli angoli delle pagine), provocherebbe la rivolta definitiva del popolo delle libertà che farebbe le barricate (con la Brambilla a seno nudo al posto della Marianna: armi di distruzione di massa). E lui entrerebbe definitivamente nel Mito.
Magari l'epitaffio potrebbe scriverglielo Sandro Bondi, prima di tagliarsi le vene.









mercoledì 2 marzo 2011

Cristina Cattaneo

Cristina fa l'anatomopatologa.
Si sta occupando in questi giorni di Yara che aveva solo 13 anni, e il resto lo sappiamo.
Quando ho sentito che sarebbe stata lei a fare le indagini autoptiche ho pensato: è in buone mani la piccola, perché Cristina è una tostissima nel suo lavoro, è lei che ricompone vite perdute, che restituisce dignità alle vittime, che dà giustizia ai morti (lo so... lo so... i colpevoli dovrebbero trovarli altri, ma... )
Cristina ha una dote rara, oltre alle indubbie capacità puramente medicali: è capace di provare compassione (partecipare all'altrui patimento) nel modo più puro, riesce a mettersi al posto della vittima e lo fa con una caparbietà assoluta, con una determinazione che non dà scampo, nessun errore, nessuna possibilità ignorata.
La stessa caparbietà e determinazione che l'ha portata alla stessa età della bambina Yara a metter su nel pieno del nulla un canile nel paese di sua nonna, nella campagna alessandrina, dove la vita dei cani, randagi e non, valeva e vale ancora oggi meno di un grappolo d'uva, e so quel che dico.
Leggeteli i suoi libri, sono una buona lettura per noi e per gli animali che lei continua a curare e ad amare senza porsi problemi di specie, tutte vite siamo...

Se volete, basta digitare il suo nome su google, io qui volutamente non metto link, ho solo scritto con fatica quello che penso, quello che sento. Ho il cuore parecchio pesante ma ho voluto annotare perché è giusto farlo. Punto.