c'è un intruso!

c'è un intruso!
come fregare il cacciatore

mercoledì 30 giugno 2010

Ciao, Pietro

Sei stato la prova, in questo disgraziato paese, che cambiare è ancora possibile.
Senza negare la spontaneità ma accettando la fatica della trasformazione.
Ci stavi riuscendo benissimo.
Grazie per la speranza che comunque ci hai donato. Per l'ironia e per l'autoironia.
Ci mancherai.
Ci manchi.

(Da Francesca e da Tullo)

lunedì 21 giugno 2010

Aridatece er puzzone

Max Von Sidow nel ruolo di Mingo in Flash Gordon (1980) di Mike Hodges


"Preferisco leggere o guardare un film che vivere...nella vita non c'è una trama"
(Groucho Marx)

Nella narrativa (specialmente in quella avventurosa, ma anche nel dramma e nel melodramma), nei fumetti, nel cinema, al protagonista, specie se caratterizzato come "eroe", si contrappone spesso il "cattivo, meglio definito come villain.
Il termine deriva dal francese arcaico vilein a sua volta derivato dal tardo latino villanus, bracciante agricolo, nel senso di persona legata al terreno di una villa, intesa come fattoria. Si riferiva quindi a chi era al di sotto dello status di cavaliere e per estensione andò a indicare chi era privo di "cavalleria", non legato a un codice d'onore rigidamente strutturato.
Quello che distingue il villain dal semplice antagonista è la sua natura intrinsecamente e irrimediabilmente malvagia, il suo essere comunque agente del male e la megalomane volontà di potenza.
"Gli attributi fisici del cattivo variano in base alla cultura e all'epoca, e costituiscono spesso una trasposizione del pregiudizio del momento di quella cultura, che sia un pregiudizio razziale, politico, religioso o di altro tipo. Proprio come l'eroe è spesso un paragone del canone di bellezza imperante, un cattivo presenta spesso una qualche deformità fisica, a suggerire una mente ugualmente deformata (è il caso del Riccardo III di Shakespeare con la sua gobba o dell'orrorifico Freddy Kruger), oppure un passato rozzo e violento (è il caso di Capitan Uncino di Peter Pan o di Long John Silver de L'isola del tesoro) (…) Nel cattivo la malvagità è spesso riflessa nella bruttezza fisica, come nel caso di Mr. Hyde, ma non è sempre così. Esiste anche lo stereotipo del cattivo affascinante che assomiglia all'eroe per le sue fattezze, ma la sua personalità e il suo atteggiamento tradiscono una natura diabolica. Questa variante sarebbe stata popolare specialmente dopo la Seconda guerra mondiale, quando fu rivelato l'Olocausto, e l'opinione pubblica fu indotta a proiettare il cattivo popolare nell'ideale nazista biondo dagli occhi azzurri. Quella fredda bellezza nasconde però un arrogante senso di superiorità e l'insofferenza verso i cosiddetti "inferiori” (cit. dalla voce Villain di Wikipedia).
Un elenco completo dei villain nella letteratura, nel fumetto, nel cinema (e ora anche nei videogiochi) è assolutamente impossibile, bastino alcuni esempi sparsi:

In letteratura. Il Professor Moriarty, arcinemico di Sherlock Holmes nelle opere di Arthur Conan Doyle; Fantomas nei romanzi di Marcel Allain; Fu Manchu nei romanzi di Sax Rohmer; il Dr. No e Ernst Stavro Blofeld nei romanzi di Ian Fleming (più una parte dei Mad Doctor, sui quali andrebbe fatto un discorso a parte).

Nei fumetti. Ming, imperatore di Mongo da Flash Gordon di Alex Raymond; Lex Luthor da Superman di Jerry Siegel e Joe Shuster; The Joker da Batman di Bob Kane e altri; i 116 (!) cattivi spesso grottescamente deformi da Dick Tracy di Chester Gould (daB.B.Eyes a Flattop Jones, da Pruneface a The Mole); il grandissimo Chalcedon da Jeff Hawke di Sydney Jordan; la miriade di cattivissimi della Marvel e degli altri fumetti di supereroi.

Nel cinema. Rudolf Klein-Rogge come Dr. Mabuse nei film Il dottor Mabuse (1922) e Il testamento del dottor Mabuse (1930) di Fritz Lang; Basil Rathbone come Sir Guy di Gisbourne in La leggenda di Robin Hood (1938) di Michael Curtiz; Peter Sellers come Dottor Stranamore nel film omonimo (1964) di Stanley Kubrick; Vincent Price come Dr. Phibes in L’abominevole dottor Phibes (1971) e nel suo seguito Frustrazione (1972) di Robert Fuest; Tim Curry come Dr. Frank N. Furter in The Rocky Horror Picture Show (1975) di Jim Sharman. E poi almeno il personaggio del Cattivissimo nel cartone animato West and Soda (1965) di Bruno Bozzetto. Ci sarebbe infine tutto il discorso sui telefilm e le serie televisive, ma basta ricordare Dallas (1978-1991) con Larry Hagman nel ruolo di “J.R.” Ewing.

In sostanza le caratteristiche salienti del villain sono:

  • Ricchezza spesso ottenuta in maniera criminale
  • Potere smisurato
  • Volontà di potenza
  • Megalomania
  • Qualche stigma fisico
  • Voracità o perversione sessuale
  • Assoluta mancanza di scrupoli
  • Arrogante eccesso di sicurezza
  • Carisma fondato sulla paura o sull’inganno
  • Grande capacità di manipolazione
  • Non accettazione della sconfitta
  • Tendenza a maltrattare I sottoposti e i complici inetti

Vi ricorda qualcuno? Avete (quasi) indovinato. C’è però una differenza, che è anche quella che rende alla fine il villain quasi simpatico. Che lui è lucidamente cosciente di essere malvagio e mai si sognerebbe di farsi passare per un disinteressato benefattore o peggio per un sostenitore dell’amore e dei buoni sentimenti, che anzi sbeffeggia apertamente. E’ il male che persegue e anche se alla fine verrà sconfitto (fino alla puntata successiva) la sua è una missione non priva di grandezza.

Ma la differenza fondamentale tra finzione e realtà è che nei racconti il villain ha senso in quanto è contrapposto specularmente all'eroe "buono", è in qualche modo funzionale allo svolgimento e alla soluzione narrativa. Nella realtà il villain per essere percepito come tale ha bisogno dell'esistenza di un eroe individuale o collettivo che gli si contrapponga e che lo sconfiggerà (ad esempio, Mussolini e la Resistenza). Quando il "buono" non c'è o non appare sufficientemente definito, al villain riesce il capolavoro cortocircuitale (simile a quello del Diavolo che convince della sua non esistenza) di occupare la funzione opposta.

La questione è poi complicata dal fatto che quanto maggiore è la coscienza politica, tanto minore dovrebbe essere necessaria la presenza di carisma: non ci dovrebbe essere bisogno, anche per evitare disastrose conseguenze, di nuovi Lenin e neppure di nuovi Che Guevara. Ci sarebbe bisogno di una qualche forma di carisma diffuso, esteso, collettivo, relazionale. Magari con qualche bel simbolo (dal greco sùmbolon, che mette assieme) tipo il Tymish che nel finale di Arsenale offre il petto ai proiettili che non lo possono abbattere.

Semyon Svascenko nel ruolo di Tymish in Arsenale (1928) di Aleksander Dovzhenko

sabato 19 giugno 2010

Lavastoviglie SMEG-PL19X-7, ovvero l'elettronica applicata a cazzo...

...ma anche la meccanica e il buon senso applicati come sopra.
Data di acquisto: 03-12-2009. Arrivata con il pulsante di avvio rotto. Ho passato giorni a lavare piatti a mano smadonnando il giusto e telefonando sempre meno gentile a tutti gli interessati: il pezzo di ricambio sembrava dovesse arrivare dall'aldilà, le feste, le gelate…i camion scioperanti. Dopo l'Epifania arriva l'omino che smonta e rimette a posto un pezzetto di plastica che forse valeva 50 centesimi, nel farlo riga la porta in maniera pesante dicendo "è inevitabile, la cambiamo, è in garanzia". Finalmente la lavapiatti funziona, e allora la carichiamo? No, lo sportello resta sollevato, scivola tutto quanto, i piatti cadono e si rompono, le posate vanno a finire ovunque…riesco solo se uso barattoli di sale come peso, poi passo a mettere un piede, ma è un casino...chiedo aiuto, qualcuno che tiene giù la porta volendo lo trovi facile no? Qui potrei mettere la corrispondenza avuta con un signore responsabile Smeg, le ho tenute le mail..."Il progetto è conforme", e questo è quanto. Conforme. Chi ha progettato una roba sbagliatissima è assolto, che una porta si fermi a metà è normale, è conforme.
Oggi è metà giugno e ormai sono amica dell'omino riparatore, l'ho visto una decina di volte, è un bravo ragazzo, mi ha sistemato la porta aggiungendo un anello alla cerniera, adesso se non sto attenta piomba giù con la violenza perfetta per fracassare tibie e peroni, i mici scappano quando la apro, la porta rigata è stata sostituita, il software è delicatissimo, peggio che accudire un neonato, attenti all'umidità, manda in tilt, ma cazzo, è una roba che con l'acqua ci campa, no?Attenti agli sbalzi di tensione, l'ENEL signora mia, non la faccia MAI LAVORARE DI NOTTE. Prego? Quella vecchia andava benissimo di notte e poi c'è scritto nel manuale del risparmio energetico dell'ENEL! Farò istallare un aggeggio dall'elettricista e la coverò questa stronzissima macchina, che ho anche paura che esploda, che allaghi casa.
Lava bene? Sì, solo piatti però, è tarata per 14 coperti, ma che siano solo piatti, per le pentole non c'è posto, i tegami continuo a lavarli a mano...
Dimenticavo, ci sono i bordi che tagliano come bastardi nottambuli nei vicoli, son piena di ferite alle mani.
Tutto questo per soli 1600 euro. Gamma Alta, classe AAA.
State alla larga da questo marchio. Quattro anni fa ho comperato una lavatrice, dovrei cambiarla (un altro incubo) e mi tremano le vene dei polsi all'idea, la sto usando mettendo nel cestello il detersivo e pregando gli dei che arrivi alla centrifuga, anche lei Gamma Alta AAA, ma come ho già scritto è un altro incubo.
P.S. La Smeg mi ha regalato una garanzia illimitata. Se ne pentiranno, temo.


eccola qui in tutto il suo splendore

domenica 13 giugno 2010

Nuove frontiere 2 / TRAFFICANTI DI MALATTIE

(Fonte: PLoS Medicine, http://www.plosmedicine.org)
Un sano è un malato che non sa di esserlo
(Jules Romains, Knock o Il trionfo della medicina, 1923)
Il mio sogno è fare farmaci per le persone sane
(Henry Gadsden, Merck, 1976)

Come promesso giovedì utilizziamo qualche suggerimento da Il malato immaginato. I rischi di una medicina senza limiti di Marco Bobbio, Einaudi, Torino, 2010, di cui consigliamo caldamente la lettura. Al capitolo quinto ("La creazione di nuove malattie") viene introdotto il concetto di disease mongering (da "disease", malattia e "monger", chi promuove, commercia, vende, traffica in situazioni e attività spiacevoli o sgradevoli: in breve, "vendita di malattie") termine introdotto per la prima volta da Lynn Payer nel libro Disease Mongers: how doctors, drug companies and insurers are making you feel sick (ovvero "Venditori di malattie: come medici, industria farmaceutica e assicurazioni ti stanno convincendo di essere malato"), John Wiley & Sons, Hoboken, NJ, 1992, non tradotto. La Payer era diventata famosa nel 1988 per Medicine & Culture (tr. it. La babele medica. Terapie e culture mediche a confronto nel mondo occidentale, EDT, 1992, purtroppo fuori catalogo) in cui - oltre a criticare una medicina che, interessata solo alle prove scientifiche, trascurava le irripetibili singolarità delle persone - sosteneva "che valori culturali e sociali influenzano profondamente la pratica medica, sottolineando come medici e pazienti tedeschi fossero preoccupati per le malattie di cuore, i francesi del fegato e gli inglesi dell'intestino". In Disease Mongers l'autrice affermò che, "non essendo facile distinguere la normalità dalla patologia, si stessero dilatando i limiti delle malattie, in modo da aumentare le richieste di servizi, prestazioni, prodotti. Ciò avviene attraverso tre meccanismi: trasformare comuni disturbi in problemi medici, farli apparire pericolosi, proporre terapie delle quali si esaltano i benefici e si sottostimano i rischi." Le fasi del progetto sono state schematizzate da Roberto Satolli (autore, tra l'altro, insieme a Giorgio Cosmacini di Lettera a un medico sulla cura degli uomini, Laterza, 2003) in una conferenza all'Ospedale di Savona del 22 giugno 2007 ("Come non essere vittima dell'informazione pilotata. 3. Disease mongering e medicalizzazione") in questo modo:
1. Ingigantire il problema (dati esagerati)
2. Suscitare timori (sopravvalutazione del rischio)
3. Indurre agli esami e alle visite (motore della medicalizzazione)
4. Banalizzare le soluzioni (farmaci, interventi)
Le tecniche a disposizione di un aspirante disease monger per creare più pazienti sono tante:
- trasformare uno stato da fisiologico a patologico (come nel caso della menopausa)
- inventare di sana pianta una sindrome, definendola in maniera ambigua (disfunzione sessuale femminile)
- cambiare la definizione di una patologia, esagerandone l'incidenza e sfumando volutamente la differenza tra casi gravi - da trattare con farmaci - e quelli più lievi che non necessitano di cure
(ADHD, Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, sindrome da deficit di attenzione e iperattività in bambini e adulti, curato, tra l'altro col Metilfenidato, un analogo delle anfetamine, sotto il nome discusso di Ritalin)
- abbassare le soglie di riferimento sopra le quali sono consigliate terapie farmacologiche (livelli di colesterolo, pressione arteriosa)
- sponsorizzare un'associazione di pazienti per lanciare una campagna di sensibilizzazione su una malattia etichettata come "trascurata".

Chiaro adesso? Ne vedremo delle belle, la "creatività" dell'industria farmaceutica - e non solo - non ha limiti e di cervelli in vendita a prezzi di saldo ce ne saranno sempre troppi.
Se comunque volete arrabbiarvi ancora un po', si trovano:
- Ivan Illich, Nemesi medica. L'espropriazione della salute, Bruno Mondadori, Milano, 2007
- Jorb Blech, Gli inventori delle malattie. Come ci hanno convinto di essere ammalati, Lindau, Torino, 2006
- Ray Moynihan e Alan Cassels, Farmaci che ammalano e case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti, Nuovi Mondi Media, San Lazzaro di Savena, 2005
- Jacky Law, Big Pharma. Come l'industria farmaceutica controlla la nostra salute, Einaudi. Torino, 2006
Infine, per ridere amaro:
- Jules Romains, Knock o Il trionfo della medicina, Liberilibri, Macerata, 2007, commedia messa in scena nel 1923, ma che pare scritta oggi.

Buona salute a tutti...

giovedì 10 giugno 2010

L'ULTIMA PUNTATA DI ANNOZERO...

...mi è piaciuta moltissimo, Santoro è un vero maestro: è riuscito a portare sotto gli occhi di tutti in maniera trasversale e molto limpida quello che succede negli allevamenti intensivi; si trattava di mucche da latte, ma la storia non cambia di una sola virgola con i polli, le galline ovaiole, con i maiali, con qualsiasi animale che possa dare reddito, ci han provato pure con gli struzzi. Sempre crudeltà, spesso inconsapevole - sono solo bestie - volta al solo guadagno. E' legittimo lavorare per avere denaro, non sfruttare. Personalmente non vedo differenza tra chi sfrutta animali e chi sfrutta umani: i raccoglitori di pomidoro, i muratori presi in nero, le nigeriane sulla strada, hanno per me la stessa dignità e valore delle frisone, dei maiali, dei polli. E che qualcuno si scandalizzi di questo, non mi tocca minimamente.
La cosa buffa è la stupidità di questi allevatori, ora stanno con le pezze al culo e neanche li sfiora il pensiero di aver agito in maniera schifosa pensando solo al profitto. "Pensavo di diventare ricco" era l'intercalare della voce fuori campo, e non era una voce tenera...
Il risultato è cibo adulterato, latte schifoso, bestie selezionate per avere stomaci grandi, mangiano forzatamente 50 kg di cibo al giorno, mammelle alte, altrimenti dopo i troppi parti non riescono a mungerle; dopo 5 anni d'inferno felici di andare a morire a prezzo di saldo (carne non buona per bistecche, dice l'allevatore). Per fortuna ogni tanto si vedevano le mucche "normali", quelle dei malgari, quelle che producono 12 litri di latte al giorno e non 60, quelle lasciate al pascolo, quelle che arrivano tranquillamente ai 20-25 anni senza avere malattie. Poche realtà, troppo poche, spero che qualcosa cambi, ma lo spero da troppi anni e sono stufa, meglio una grande rivolta della natura: sogno mandrie di animali che belli incazzati si riprendano la loro dignità e la loro vita.
Il risultato è che la metà degli allevamenti chiudono, quelli che rimangono affogano nei debiti oppure si agganciano a multinazionali pochissimo trasparenti (non c'è n'è una che non abbia qualcosa da nascondere).
Il risultato è che il 90% del formaggio e del latte che si trova in giro è adulterato e poco nutriente, diciamo tossico.
Non mi tocca nemmeno un poco la sorte di queste persone, quasi tutte hanno ereditato l'attività dai loro nonni che di certo agivano diversamente. Esiste un detto che recita: " la prima generazione fa, la seconda conserva, la terza distrugge". Direi che è vero.

Ho scritto senza rimandi a cifre, a libri, a statistiche - quello lo fa benissimo Tullix il Secchione, io mi limito a essere la Pupa - però segnalo questo libro.

Nuove frontiere: impotenti & incontinenti

Come diceva Giulio Andreotti (che di queste cose se ne è sempre inteso), "a pensar male si commette peccato mortale, ma spesso ci si azzecca". Per il momento vorremmo proporre solo alcuni indizi sparsi, riservandoci di fare qualche ipotesi successivamente.

Indizio n° 1 (alcuni mesi fa)
In uno spot televisivo si vedono due probabili impiegate sulla trentina che si confidano problemi di incontinenza urinaria risolvibili con appositi assorbenti con alette salvaodore tali da poter affrontare impavidamente la terribile "prova ascensore" in presenza di maschi rampanti in attesa di tirare su col naso rumorosamente.

Indizio n° 2 (alcune settimane fa)
In un altro spot c'è un tizio con l'aria da impiegato sfigato che rientra a casa e sbircia da una porta semiaperta la moglie che si spoglia: invece di strapparsi i vestiti di corsa e saltarle addosso ululando, abbassa la testa, chiude la porta e si crogiola nel suo dolore, fino a quando ha un soprassalto di coraggio e va dal medico, dallo studio del quale esce con un sorriso di speranza.

Indizio n° 3 (alcuni giorni fa)
L'Espresso n. 23 pagina 153 pubblicità di un dispositivo medico CE sull'Incontinenza Urinaria Maschile: "Difficile parlarne, più facile agire. (...) Disponibile in 2 livelli di assorbenza, (...) è progettato per l'anatomia maschile; è molto discreto e, grazie al sistema Odour Control ™, previene la formazione degli odori. Così solo tu saprai di indossarlo." Testo accompagnato da immagine sfumata di uomo in boxer intento ad attività fisica e immagine wireframe della zona di utilizzo del dispositivo, invece già renderizzato in tutta la sua maschia possanza.

Indizio n° 4 (oggi)
Video di un tizio spettinato in pigiama a righe che manco in una commedia di Eduardo o in un film neorealista, che si domanda meditabondo se sia stata colpa del cane che li guardava (da far intervenire la protezione animali) o del film dell'orrore (sempre il povero cane trasformato in mostro) che l'ha impressionato o dell'aver mangiato troppo oppure... (E qui ci sarebbe da scatenarsi nelle ipotesi: lei aveva l'alitosi, aveva sbagliato giorno invece del sabato sera canonico, si erano scaricate le pile del coadiuvante erotico, gli aveva confessato di essere diventata leghista, si era appena masturbato sotto la doccia, il bambino gli aveva rubato i preservativi per fare i gavettoni all'asilo, la suocera aveva annunciato la sua prossima visita con permanenza plurisettimanale, ecc.) Segue terroristica percentuale: "sopra i quarant'anni il 52% degli uomini ha problemi di erezione", accompagnata da numero verde (non è quello della Protezione Civile).

Indizio n° 5 (oggi)
Spot del Ministero per le Pari Opportunità, con mani inguantate di prestigiatore che estraggono dal buio un cornetto rosso, un ferro di cavallo e due dadi e slogan: "Non è la fortuna che batte il tumore alla prostata, è la prevenzione. Se hai compiuto 50 anni vai dal tuo medico. Basta poco per non correre rischi". Notare l'eleganza del riferimento al tipo di indagine diagnostica, che la presenza a capo del Ministero di Mara Carfagna può stemperare in una più stuzzicante pratica di fisting.

Indizio n° 6 (oggi e anche prima)
Viene segnalato un drastico aumento dell'esportazione clandestina verso la Svizzera (e non solo) di gatti e cani da destinare alla sperimentazione farmaceutica e alla vivisezione.

Indizio n° 7 (2011)
Scadono i brevetti di moltissimi farmaci che potranno essere sostituiti da equivalenti contenenti lo stesso principio attivo vendibili a un prezzo drasticamente più basso.

Prossimamente alcune ipotesi, anche su suggerimento del bel libro di Marco Bobbio, Il malato immaginato. I rischi di una medicina senza limiti, Einaudi, 2010, pp. VIII-217, € 18,00.


martedì 8 giugno 2010

Schiavi di Roma ladrona

Non intendo parlare di un calciatore coatto che ha pensato bene di modificare l'inno nazionale, ma di una cosa che mi è capitata ieri postando un commento su un blog. Scrivendo la parola "Padania" il correttore ortografico automatico me la ha sottolineata in rosso, segnalandomela come sospetta. Ho pensato: "Wow, guarda quanto l'intelligenza artificiale è diventata intelligente", poi, siccome la piattaforma del post era wordpress, ho pensato che fosse un limite suo, ma la stessa cosa si è ripetuta per la piattaforma blogger, poi per il wordprocessor di OpenOffice.org su Mac e su Windows e persino per Word di Office di Microsoft per Mac e anche per Windows (per il quale una certa condiscendenza per la Lega mi sarebbe sembrata possibile, ma confesso la mia prevenzione macchista). Certo, i correttori ortografici si limitano a controllare se una parola esiste nel loro dizionario di riferimento, però posso assicurarvi che parole sicuramente non di uso corrente tipo "enfiteusi" o "usucapione" non provocano nessuna segnalazione. Ho pensato anche che fosse una questione di accenti, che magari l'ortografia giusta fosse "Padanìa", con l'accento sulla i, invece che "Padània", ma no (per inciso, andando a cercare titoli di libri contenenti la parola in questione mi sono imbattuto in questo: Entità fatate della padania - sic -. Ovvero trattato dei draghi, fate, folletti e di altre strane creature che possono apparire in questa terra, dei loro usi e costumi e di alcune loro gesta ed imprese di Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Terra di Mezzo, 2005. Dall'uscita a oggi sono passati cinque anni e sicuramente il libro necessita di alcuni aggiornamenti relativi a strane creature, dai troll alle trote...). E' proprio che tutti i correttori automatici sono asserviti a Roma ladrona: urge un federalismo ortografico.
Comunque tra la versione "Padània" e quella "Padanìa" credo sia meglio la seconda, anche solo per una questione di rima: "Padània" è difficile da far rimare, mentre "Padanìa" viene benissimo. Ad esempio, in lumbard:
Padanìa, Padanìa,
va' da' via
el cu.

domenica 6 giugno 2010

Il bambino e l'acqua sporca

Lo spunto per questo post viene da un articolo di Angelo d'Orsi apparso il 2 giugno 2010 su Il Fatto Quotidiano, dal titolo "E nel terzo millennio Marx resuscitò" e che tra le altre cose segnala due libri sicuramente interessanti:
- Luigi Cortesi, Storia del comunismo. Da utopia al Termidoro sovietico, Manifestolibri, 2009, pp. 815, € 65,00 (caro!)
- L'altro novecento. Comunismo eretico e pensiero critico. I. L'età del comunismo sovietico, a cura di Pier Paolo Poggio, Jaca Book, in pubblicazione.
A questi aggiungerei: Diego Fusaro, Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario,
Bompiani, 2009, pp. 374, € 11,50.
Ricordiamo le parole di Norberto Bobbio del giugno 1989 : "O illusi, credete proprio che la fine del comunismo storico abbia posto fine al bisogno e alla sete di giustizia?". Lo spettro che continua ad aggirarsi per il mondo denuncia ancora le contraddizioni di una realtà capovolta e "continua ancora a essere la più seducente promessa di cui la filosofia moderna sia stata capace".
Adesso che sono passati due decenni dal naufragio del "socialismo reale" (peraltro Marx pensava che la rivoluzione sarebbe dovuta iniziare nel cuore del capitalismo sviluppato, al massimo delle sue contraddizioni, e non in paesi "arretrati" come la Russia del 1917 o la Cina del 1949), per la burocratizzazione e il sostanziale totalitarismo del quale ben pochi rimpianti si possono provare, si possono però iniziare a fare alcune "revisioni" e riflessioni in profondità sugli aspetti psicologici, sociologici e antropologici di una realtà troppo sbrigativamente liquidata. In questa direzione mi pare si ponga
AA.VV., Nostalgia. Saggi sul rimpianto del comunismo, a cura di Filip Modrzejewski e Monika Sznajderman, Bruno Mondadori, 2010, pp. 290, € 10,00
Il libro è diviso in due parti: la prima, intitolata "Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria" di Svetlana Boim (russa), è un saggio molto articolato che inquadra la questione "nostalgia" nei suoi aspetti psicologici, storici e culturali (i capitoli: 1. Dai soldati guariti agli inguaribili romantici: nostalgia e progresso; 2. L'angelo della storia: nostalgia e modernità; 3. Il dinosauro: nostalgia e cultura popolare; 4. Nostalgia restauratrice: complotti e ritorno alle origini; 5. Nostalgia riflessiva: realtà virtuale e memoria collettiva; 6. Nostalgia e memoria postcomunista). La seconda parte ("Racconti e testimonianze sul rimpianto del comunismo") raccoglie i punti di vista di 13 autori (albanesi, tedeschi, lituani, ucraini, estoni, romeni, polacchi, slovacchi, cechi, ungheresi, sloveni, croati) che raccontano nella "moltitudine di prospettive e voci (...) il percorso seguito dalla memoria collettiva nelle società dell'era post-comunista". A mo' di sipario tra le testimonianze sono riportate alcune divertenti voci ("Non è", "Toilette", "Trattore", "Ortalion" - un tessuto con un lato impermeabile - , "Banana") tratte dal Dizionario della Libertà. Il XX secolo nella lingua bielorussa, curato nel 1998-99 da Radio Svoboda.
Insomma, giusto buttare l'acqua sporca del bagno, ma forse un po' di fatica per trovare le tracce del bambino varrà pure la pena di farla...

(Immagine di Emanuele Fucecchi)